0

Il caso Kobe Steel: la reazione delle aziende clienti e degli stakeholder

Estratto dal project work a cura di Francesco SantorielloElio Siano, Giulia Spiniello ed Elena VerdiniMaster Giuristi in Azienda 2018-2019

Nell’agosto 2019, l’ex Presidente della Kobe Steel Ltd, colosso metallurgico e siderurgico giapponese, Hiroya Kawasaki, ha confessato al Ministero dell’industria giapponese episodi di cattiva condotta che si sono verificati in alcune diramazioni della medesima società.

È stato di fatto dichiarato che, su iniziativa di alcuni manager, sono stati falsificati i risultati delle operazioni di certificazione della qualità di acciaio, alluminio e rame. Nello specifico, si tratta dei parametri relativi agli standard di resistenza e durata di alcuni prodotti in polvere di ferro, alluminio e rame.

Kobe Steel, Ltd. è il terzo produttore giapponese di acciaio, rame e alluminio. Oltre che di tali materiali, si occupa anche della fornitura di energia elettrica, della realizzazione di macchinari industriali ed agricoli, della gestione di servizi immobiliari e di strutture pubbliche. L’azienda è stata fondata il 1 settembre del 1905 e trasformata in gruppo il 28 giugno del 1911.

Il CEO prima di dimettersi, a marzo 2018, ha personalmente organizzato e diretto operazioni di indagine, eseguite da organi esterni all’azienda, attraverso le quali si è scoperto che sono 688 le aziende clienti vittime della truffa che ha avuto inizio circa 15 anni fa.

Durante questi mesi l’azienda giapponese ha disposto l’intervento di task forces, appositamente organizzate, finalizzate ad individuare le cause del problema, la sua estensione e soprattutto eventuali effetti sulla sicurezza dei prodotti.

A partire dalla vicenda, l’analisi effettuata dal gruppo di studenti del Master Giuristi in Azienda per questo project work ha interessato:

  • l’indagine del contesto economico giapponese, con un’attenzione particolare alle dinamiche aziendali;
  • l’approfondimento delle principali caratteristiche del mercato siderurgico internazionale e nazionale;
  • le peculiarità strutturali e organizzative dell’azienda Kobe Steel, nelle quali risiedono gran parte delle criticità da cui è scaturita la Misconduct in esame;
  • le reazioni di alcune delle aziende clienti, lese, in via diretta, nel rapporto fiduciario con il fornitore, e in via indiretta, in termini reputazionali verso i propri clienti e di altri stakeholder;
  • le misure riparatorie, di triplice natura, individuate da Kobe per porre rimedio ai danni causati e scongiurarne la recidiva.

 

Di seguito è pubblicata una sintesi del progetto relativa alle azioni intraprese da alcune aziende clienti di Kobe Steel (Subaru, General Motors, Japan railways, Boeing) e da Greenpeace:

Il punto di vista delle aziende customer di Kobe Steel
La gravità della misconduct posta in essere dal colosso siderurgico giapponese, assume rilievo non solo dal punto di vista interno all’azienda attrice, ma ancor più se analizzata dal punto di vista delle aziende customer che, consapevoli o meno della situazione, sono state coinvolte ed impattate significativamente dalla vicenda sotto molteplici aspetti.

Per cogliere la reale portata delle conseguenze e degli effetti della condotta, pare opportuno analizzare alcune delle clienti con le rispettive reazioni.

 

SUBARU: Settore Automotive. Giappone
Subaru: from a company making things to a company making people smile.
L’azienda è nata nel maggio 1917. La sua attività si concentra su due core business: l’automotive e l’aerospace.
La vision di Subaru Corporation è riassunta nell’espressione “Confidence in Motion“, ove la prima parte esprime il rapporto di fiducia costruito con i clienti, mediante l’impegno nella realizzazione di veicoli eccellenti e seguendo i loro desideri continuando ad innovare comprendendo le tendenze del tempo.
La mission di Subaru, invece, consiste ad affrontare i principali cambiamenti, inclusi i problemi ambientali globali e le esigenze di un uso automobilistico sempre più maturo, mediante un approccio più libero e al passo con i tempi, senza perdere di vista l’essenza di un’automobile, nella convinzione che le automobili debbano essere “Enjoyment and Peace of Mind”.

Tuttavia, nonostante le nobili premesse, anche Subaru ha causato notevoli preoccupazioni e disagi ai clienti, partner commerciali e altre parti interessate, a causa di una serie di problemi emersi verso alla fine del 2017 per aver impiegato nelle sue autovetture e nei velivoli di linea l’alluminio della Kobe Steel.
Le uniche parti coinvolte in tale utilizzo sono state i cofani e le portiere di alcune autovetture e le parti di alcuni aeroplani per cui ancora sono in atto le operazioni di tracciabilità.

Tuttavia, le componenti sospette, sottoposte ad esame, hanno soddisfatto tutti gli standard qualitativi interni arginando il timore per la sicurezza dei veicoli.

Ciò non toglie che l’intera azienda, dai dirigenti ai dipendenti, ha preso molto seriamente la vicenda e soprattutto i potenziali pericoli per i consumatori, e data la gravità ha attuato sin da subito tutte le misure necessarie per prevenire eventuali ricadute e implementare riforme nella cultura aziendale che impediscano la recidiva. Subaru è infatti intenzionata a chiamare in causa il gruppo giapponese nel caso in cui si rivelasse necessario richiamare le auto o i velivoli in officina.

Nel frattempo Subaru Corporation continuerà ad investigare sul caso anche attraverso gli altri fornitori e qualora si dovessero palesare ulteriori sviluppi, non esiterà a dare la priorità ad azioni legali volte alla salvaguardia dei propri clienti.

General Motors: Settore Automotive. USA
General Motors Corporation, nota anche come GM, è un’azienda statunitense produttrice di autoveicoli, con marchi presenti in tutto il mondo quali: Cadillac, Chevrolet, GM Korea, GMC, Holden e Buick, di cui Chevrolet e GMC producono anche camion.
La vision aziendale di General Motors è “diventare l’azienda automobilistica più apprezzata al mondo“. Questa visione indica la leadership del business, considerando le condizioni del mercato globale e i vari fattori in gioco.
La mission aziendale di General Motors è “guadagnare clienti fedeli a vita costruendo marchi che ispirino passione e lealtà non solo attraverso tecnologie innovative, ma anche servendo e migliorando le comunità in cui viviamo e lavoriamo in tutto il mondo“. Questa mission mostra un approccio olistico nell’affrontare i fattori esterni che influenzano il business.
Alla luce di ciò, è facile comprendere quale impatto possa aver avuto sull’azienda la rivelazione shock da parte della Key Partner Kobe Steel. Infatti, il costruttore automobilistico statunitense da sempre acquisisce materie prime e componentistica metallurgica da Kobe Steel. Proprio questa fiducia consolidata nel tempo nel rapporto con il fornitore ha inficiato le procedure di controllo e verifica lasciando che divenissero più lasche, così come cita il portavoce della compagnia Nick Richards: “General Motors is aware of the reports of material deviation in Kobe Steel copper and aluminium products and we are investigating any potential impact“.

Tuttavia, in seguito alla confessione, sono stati attivati tempestivamente anche da General Motors dei comitati di verifica per accertare se i loro prodotti fossero stati danneggiati da pratiche errate della Kobe Steel in materia di dati, così come anche una class action contro la stessa per la fornitura di prodotti che non erano conformi alle specifiche del settore.

In particolare GM querelante richiede il risarcimento perché se fosse stata a conoscenza della reale qualità dei prodotti non li avrebbe mai acquistati dato che avrebbero danneggiato il valore del loro prodotto finito. Senza considerare che rivelandosi il metallo nipponico come non conforme agli standard previsti dalla legge i veicoli non sarebbero stati neppure commerciabili. Pertanto in seguito ad una denuncia formale da parte di un funzionario della GM è stata intentata l’azione civile contro Kobe Steel e quattro delle sue controllate, presso una Corte Federale della California, ma non è ancora stato determinato l’importo richiesto a titolo di compensatio lucri cum damno.

Di conseguenza, è intervenuto anche il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha ordinato a Kobe Steel di consegnare documenti relativi allo scandalo della falsificazione dei dati per svolgere le sue indagini emergendo dai fatti anche evidenti profili di responsabilità penale. In sua difesa Kobe dice che pur non rispettando le specifiche contrattuali pattuite con i clienti, i suoi prodotti non violavano gli standard minimi di sicurezza previsti dalla legge.

 

Japan Railways: settore Ferroviario. Giappone
La Central Japan e la West Japan Railways Company sono due compagnie ferroviarie giapponesi facenti parte del Japan Railways Group che gestiscono la maggior parte delle linee ferroviarie del Giappone.
Nella vicenda Kobe Steel sono coinvolti treni ad alta velocità N700A della JR, perché assemblati con alcune componenti provenienti dagli stabilimenti del gruppo in questione.

Koei Tsuge, presidente della Central Japan Railway, che è anche conosciuta come JR Tokai, ha dichiarato che i componenti sono stati utilizzati negli assemblaggi metallici che collegano le ruote ai vagoni ferroviari, e che circa 300 sono stati installati sui suoi treni. Tuttavia, anche se i pezzi non rispondono agli elevati standard di progettazione richiesti, comunque soddisfacevano le specifiche in materia di sicurezza senza generare rischi di incidenti.

La compagnia di trasporti non ha esitato ad intraprendere un’azione legale, ancora in corso, nei confronti del colosso siderurgico affinché si faccia carico dei costi necessari per le sostituzioni delle componenti, che saranno avviate in ogni caso, sebbene non si profilino problemi di sicurezza. In particolare, la ferrovia del Giappone centrale ha avvertito sin da subito che avrebbe sostituito le parti solo quando i treni interessati avessero subito le ispezioni regolari annuali, non compromettere la qualità dei servizi offerti mettendo fuori uso tutti i treni interessati.

 

Boeing: settore Aeronautico. USA
Boeing Co (BA.N) è la più grande costruttrice statunitense di aeromobili e la più grande azienda nel settore aerospaziale. È il secondo più grosso contraente militare degli Stati Uniti ed è il primo produttore mondiale di aerei civili.

Proprio per la costruzione di jet passeggeri ha utilizzato i prodotti Kobe Steel (5406.T), ivi inclusi quelli falsamente certificati dall’azienda giapponese.
Ora presso il produttore di flotte aeree statunitensi stanno avvenendo gli accertamenti e le indagini sugli aeromobili coinvolti per verificare l’estensione e il tipo di componenti di Kobe Steel presenti, e non appena possibile i risultati saranno condivisi con i clienti e le altre compagnie aeree.
Anche se le parti falsamente certificate non incidono direttamente sulla sicurezza, date le criticità della vicenda anche da una prospettiva pubblica, Boeing ha optato per la sostituzione integrale delle parti sospette piuttosto che rischiare di suscitare perplessità ed eventuali ritorsioni negative dettate dalla preoccupazione. Non vi è dubbio che le operazioni di rimozione di tali componenti su larga scala, anche durante la manutenzione programmata degli aeromobili, potrebbe assumere dei costi importarti per Kobe Steel che però non potrà in alcun modo esimersi fatto salvo il ricorso alle vie legali.
In ogni caso Boeing ha mostrato la massima collaborazione nei confronti dei fornitori affiancandoli ininterrottamente da quando è stato divulgato il problema, per garantire un’azione tempestiva e appropriata che riducesse al minimo le conseguenze dannose. Questo perché le aziende giapponesi sono una parte fondamentale della catena di fornitura globale di Boeing: infatti da esse proviene un quinto dei suoi jetliner e il 35% dei suoi composito in carbonio Dreamliner.

 

Greenpeace Japan: il coinvolgimento delle istituzioni nel caso Kobe Steel

Greenpeace è un’associazione indipendente apartitica ed apolitica, presente in 40 Paesi al mondo, che con azioni non violente ma dirette mira a denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro migliore .
Con circa tre milioni di sostenitori in tutto il mondo è uno dei più grandi movimenti ambientalisti nella scena internazionale. Si finanzia esclusivamente con il contributo di singoli individui che ne condividono gli ideali e la missione.
Greenpeace è formata da una rete di uffici nazionali e regionali interdipendenti che lavorano insieme a Greenpeace International.

Il ruolo di Greenpeace International è di avviare e coordinare i programmi e le attività di campagna che poi ogni ufficio nazionale o regionale persegue a livello locale.

In relazione al caso Kobe Steel, il coinvolgimento di Greenpeace Japan, ovviamente, prende le mosse dalla scoperta dell’utilizzo dei metalli contraffatti provenienti dal gruppo KOBELCO nei vari reattori nucleari del Giappone. Greenpeace è subito intervenuta, coinvolgendo anche ad altri gruppi di cittadini, nell’intento di attirare l’attenzione della NRA (Nuclear Regulation Authority) sulle potenziali conseguenze catastrofiche della vicenda.

L’organizzazione si è dimostrata particolarmente preoccupata anche per le forniture pervenute in Germania dalla controllata Kobelco Steel Tube di tubi in acciaio utilizzati nei componenti pressurizzati dei reattori atomici – tra cui condensatori e generatori di vapore e di sistemi di conduttura per l’acqua nei reattori di un’altra controllata di Kobe Steel la Zirco Products, che fornisce tubi in leghe di zirconio utilizzati per contenere le barre combustibili nel nocciolo dei reattori, dato che in Francia e in Giappone altre due aziende siderurgiche, Japan Steel Works e JCFC, erano finite sotto inchiesta per controlli alterati su prodotti forniti alle centrali nucleari francesi.

L’intervento dell’organizzazione, che senz’altro è riuscito a suscitare clamore, in termini pratici si sostanziava nella richiesta di sospensione dei piani di riavvio dei reattori di Fukushima Genkai e nell’arresto dei quattro reattori Takahama e Sendai per il tempo necessario ad effettuare ispezioni massicce di tutti i componenti compromessi e diffondere le informazioni emerse.

Il vero scopo di Greenpeace è quello di provare colmare il vuoto informativo e il lassismo operativo causato dai regolatori del nucleare di tutto il mondo che, per decenni, hanno approvato l’acquisto di componenti critici senza prestarvi troppa attenzione mettendo a rischio la sicurezza mondiale. Attualmente, anche a seguito del coinvolgimento nella vicenda di organi quali l’EASA (European Aviation Safety Agency), è stato imposto ai produttori di aerei e tutte le altre manifatture di sospendere l’uso dei componenti di Kobe per passare a fornitori alternativi.

 

Conclusioni

Alla luce dell’analisi effettuata è possibile sviluppare le seguenti considerazioni.

  • Subaru, colosso dell’automotive Giapponese, ha optato per un approccio molto cauto nei confronti dell’azienda nipponica, incentrato sulla collaborazione, vedendo l’azione legale solo come extrema ratio. Tale atteggiamento pare sintomatico della solidarietà e del rispetto nutriti nei confronti della connazionale, accompagnato da una tacita comprensione delle dinamiche inespresse del mercato in cui operano. Subaru, infatti, ha preferito scongiurare la crisi, focalizzandosi su di sé, nel tentativo di mettere in sicurezza i propri clienti. Ha disposto sistemi di controllo delle linee produttive e la formazione del personale ad una cultura più scrupolosa e trasparente, per ridurre le ripercussioni dannose ed eventuali recidive, piuttosto che accanirsi sulla fornitrice ledendole pubblicamente la reputation.
  • Di segno opposto la risposta dell’automotive USA: GM, infatti, per essere stata lesa da un’alleata strategica del suo business ha trovato la reazione più appropriata nelle vie legali per vedersi subito ristorata del danno.
  • La nipponica Japan Railways, ha intrapreso sin da subito le vie legali, al fine di ottenere un provvedimento costitutivo che imponesse alla responsabile di porre rimedio ai disagi e pericoli causati, facendosi carico degli esborsi necessari. Questo perché la compagnia ferroviaria non poteva tollerare che velleità lucrative private andassero ad inficiare la pubblica sicurezza e la qualità dei servizi pubblici
  • L’americana Boeing, focalizzandosi in primo luogo sulla sicurezza degli utenti, ha provveduto subito alla neutralizzazione dei rischi confidando anche nel supporto economico della responsabile. Boeing ha preferito salvare la propria reputazione cercando di non colpire ulteriormente quella di Kobe Steel, non intendendo recidere il legame commerciale con uno dei suoi principali fornitori.
  • Da ultimo va dato atto del ruolo singolare e decisivo svolto nella vicenda da Greenpeace che, assunte le vesti di garante e sensibilizzatore, ha tentato di coinvolgere le istituzioni con il proposito di arginare il fenomeno presente e di prevenire analoghe anomalie future.

In definitiva, è possibile affermare che la reazione adottata da ciascuna delle aziende clienti assume profili caratteristici in base alle differenti influenze che le dinamiche del mercato esercitano sugli operatori, i quali pur ponendo sempre al centro delle proprie riflessioni la tutela del consumatore finale, la declinano in maniera differente a seconda delle rispettive priorità.

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedintumblrFacebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedintumblr
Francesco Santoriello

Francesco Santoriello

Lascia un commento