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Angelini e P&G: storia di una joint venture

Articolo a cura di Lara AntoniettiViviana CarboneFrancesca RubeisMaster Giuristi in Azienda 2018-2019

Correva l’anno 1992 quando il colosso multinazionale Procter & Gamble, leader mondiale nella vendita dei pannolini, si accordò con Angelini per dividere al 50% la proprietà di Fater – società nata negli anni ‘50 all’interno dell’italianissimo Gruppo farmaceutico – tramite un contratto di joint venture paritetica.

Ma cosa si intende per joint venture? Quali sono le ragioni e i vantaggi che spingono due realtà imprenditoriali tanto diverse a stipulare un contratto di questo tipo? Quali le criticità che ne possono conseguire?

Enza Onnis, General Counsel del Gruppo Angelini, e l’Avv. Marco Andriello hanno fornito la risposta a questi ed altri interrogativi durante la testimonianza tenutasi nella mattinata di martedì 3 luglio presso la Fondazione ISTUD Business School di Baveno.

Joint Venture è un contratto con cui due o più imprese si impegnano a collaborare alla realizzazione di un’attività imprenditoriale al fine di suddividere il rischio, mettere insieme know-how e capitale e realizzare un’attività imprenditoriale”. Sono due le principali tipologie in cui può configurarsi questo particolare istituto negoziale: la joint venture contrattuale e quella societaria.

La prima nasce dalla stipulazione di uno o più contratti collegati che regolano ruoli, compiti e responsabilità di ciascuna.

La seconda è un nuovo soggetto giuridico costituito ad hoc al fine di realizzare la collaborazione.

Molteplici sono le ragioni che possono indurre due società ad attuare un’alleanza sotto forma di joint venture. Tornando al caso di specie, P&G è, inizialmente, entrata nel mercato italiano dei pannolini direttamente con una propria società affiliata senza ricorrere ad alcuna aggregazione con partner locali. Successivamente P&G ha sviluppato la volontà di completare la penetrazione nel mercato italiano tramite un partner strategico al fine di raggiungere la posizione di market-leader. Angelini, allo stesso tempo, ritenne utile rafforzare la propria capacità di ricerca sul prodotto giovando della condivisione delle conoscenze in campo scientifico e tecnologico di P&G e della sinergia con la ricerca Fater/Angelini.

Come si evince dalla testimonianza della dott.ssa Onnis e dunque dall’analisi sia teorica che pratica dell’argomento trattato, i principali vantaggi che possono conseguire da questa peculiare operazione strategica sono configurabili sotto il profilo della condivisione di risorse comuni fra le due aziende, la quale comporta la potenziale conquista di nuove quote di mercato, ingenti risparmi in termini di costo, la razionalizzazione degli investimenti, nonché un’ottimizzazione organizzativa in genere.

Ma non è tutto oro quel che luccica, diversi sono i rischi che si insidiano all’interno di una joint venture e che di fatto possono portare al fallimento della stessa. Non solo per via di fattori esogeni, come la regolamentazione antimonopolistica o la perdita di competitività – qualora non sia stato scelto adeguatamente il partner – ma anche per condizioni endogene quali il rischio di concorrenza interna con l’alleata, la perdita di autonomia e controllo e la rigidità strategica. Da ciò derivano una serie di criticità quali la difficoltà nel predisporre un accordo chiaro e definitivo sugli obiettivi comuni ai partecipanti, il valore delle prestazioni dedicate all’alleanza che non viene equamente distribuito tra i partecipanti, oltre al fatto che non sempre esiste in partenza la prospettiva che ogni partecipante possa trarre vantaggi economici dall’alleanza.

Come illustrato dalla Dott.ssa Onnis, tutte queste problematiche sono state, nel corso del tempo, efficacemente superate nell’ambito di una illuminata gestione della JV tra Procter & Gamble ed Angelini. È significativo a riguardo il dato con cui si è chiusa la mattinata, che ha fatto comprendere l’estrema difficoltà e delicatezza delle trame che si intersecano nella composizione dell’accordo. Oltre il 50% delle joint venture falliscono.

La longevità del sodalizio che unisce Angelini e Procter & Gamble da oltre 25 anni rappresenta dunque un grande esempio di joint venture di successo.

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Lara Antonietti

Lara Antonietti

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