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Le dodici muse: Sabine Spielrein

 

Sabina Spielrein è stata una psicoanalista russa, una delle prime donne a esercitare questa professione. E’ presente all’interno dell’e-book “Le dodici muse”  a cura dei partecipanti alla XVI edizione del Master Scienziati in Azienda 

 

Sabine Spielrein nacque nel 1885 a Rostov sul Don, da una famiglia benestante ebraica. Sua madre era una dentista, ma non praticò mai la professione ed il padre era un commerciante di successo. Sabine era la maggiore di 5 figli. Il matrimonio dei genitori fu tumultuoso e subì violenze fisiche da parte del padre. Dai diari emerge un ampio interesse della Spielrein per la letteratura russa, l’arte, la musica, la filosofia, la biologia e la religione.  Nel 1904 si diplomò a pieni voti al liceo classico di Rostov.

spielreinLa sanità mentale della Spielrein iniziò a deteriorare dopo l’improvvisa morte della sorella a causa di tifo. All’età di 18 anni fu colpita da un esaurimento con una grave isteria, inclusi tic, smorfie e reazioni di pianto e risate incontrollate. Dopo un fallimentare ricovero presso un sanatorio svizzero, Sabina fu ammessa nel 1904 all’ospedale di Burghölzli, vicino Zurigo. Il direttore, il Dott. Eugen Bleuler, famoso per aver introdotto presso l’istituto attività sociali per i pazienti, le diagnosticò una sindrome isterica psicotica ed anoressica. Uno degli assistenti di Bleuler, il Dott. Carl Jung, incontrò regolarmente Sabina per avere più dettagli circa la sua storia. A questi Sabine rivelò che suo padre l’aveva spesso picchiata, e che lei era turbata da fantasie masochiste.  Grazie ad una rapida ripresa si iscrisse alla Facoltà di Medicina presso l’Università di Zurigo che frequentò dal 1905 al 1911 e si laureò con ottimi voti. Spielrein scrisse la sua tesi di laurea con la supervisione di Bleurel prima e poi di Jung, in merito ad un caso risolto di un paziente affetto di schizofrenia. Divenne così l’assistente di Jung nel sperimentare una delle tecniche psicoanalitiche più innovative di quel periodo: l’associazione di parole. Durante il suo ricovero, la Spielrein si innamorò di Jung.

Nel 1911 viene pubblicata la tesi di laurea di Sabine la quale risultò sia il primo caso di schizofrenia risolto che il primo lavoro di uno studente pubblicato. La sua tesi contribuì enormemente alla comprensione delle modalità attraverso le quali comunicano i pazienti affetti di schizofrenia e a definire questa come una malattia mentale. Inoltre questa fu la prima tesi scritta da una donna con disturbi psicoanalitici. Spielrein lasciò Zurigo il giorno dopo la sua laurea, volendo percorrere una carriera come psicoanalista totalmente indipendente da altre correnti di pensiero, in particolar modo da quella di Jung. Il forte sentimento che ella provava per il suo medico sfociò nel desiderio di ottenere un figlio da lui, il cui nome doveva essere Sigfrido (dal mito di Wagner).

Splielrein e Jung iniziarono ad avere rapporti più intimi solo dopo la guarigione di Sabine. Nei suoi diari lei definisce questa relazione come “poesia”. Vi sono differenti versioni in merito alla loro relazione sentimentale in particolar modo sul loro rapporto sessuale. Quest’ultimo durò solo cinque mesi e si interruppe quando Jung confessò alla Spielrein le sue precedenti relazioni sentimentali simili a quella intrapresa con lei. In seguito, la moglie di Jung, Emma, informò la madre di Sabine mediante una lettera anonima di cosa stava accadendo. Jung decise quindi di incontrare la Spielrein solo in formali consulenze mediche. Nei mesi a venire, Jung scrisse a Freud in merito a questa relazione. In un primo momento lo psicoanalista incolpò Sabine di aver provato, senza successo, a sedurlo; e in un secondo momento invece ammise che era sessualmente coinvolto. Sabine scrisse a Jung invitandolo a fare chiarezza in merito al loro rapporto che per pochi mesi risultò essere anche un rapporto fisico. In seguito Jung rassegnò le sue dimissioni come medico dell’ospedale di Burghölzli, continuando tuttavia la sua attività di studio e di insegnamento presso l’Università di Zurigo. La relazione tra Sabine e Jung dimostrò a Freud che le emozioni e i sentimenti di un terapista non possono essere tenute fuori dalle relazioni psicoanalitiche. Infatti molti ritengono che essa rappresenti la “musa ispiratrice” dell’elaborazione del concetto di anima di Jung.

Nel 1912 si trasferì a Vienna, dove lavorò ad un documento riguardante sesso e morte dal titolo “La distruzione come causa del divenire”. In quest’opera Sabine rielabora lo stato di coscienza di Freud inserendo il concetto di forze motrici interne ed esterne che portano alla conservazione della specie e all’autodistruzione dell’essere umano. Inoltre qui Sabine elabora il concetto di come gli esseri umani sono divisi tra un desiderio di staticità e uno di dinamicità, finalizzato alla riproduzione della specie, il quale, secondo la scienziata, conteneva un aspetto distruttivo e creativo. Nei mesi seguenti venne eletta membro della Società Psicoanalitica della città di Vienna.

Nello stesso periodo, la Spielrein sposò un medico ebreo russo Pavel Nahumovitch Sheftel trasferendosi a Berlino, dove nacque la loro prima figlia Renata. Allo scoppio della prima guerra mondiale, tornò in Svizzera, stabilendosi prima a Zurigo e poi a Losanna, dove insieme alla figlia rimase per il resto della guerra. Continuò la sua corrispondenza con Freud e Jung evolvendo le proprie idee teoriche, in particolare, in relazione all’attaccamento nei bambini.

Nel 1920 ebbe l’opportunità di lavorare al fianco di alcuni psicoanalisti di rilievo, tra cui Jean Piaget. I due collaborarono intensamente, questo fu uno dei momenti più produttivi della vita di Sabine. Si pensa che in questo periodo il suo lavoro abbia profondamente influenzato il pensiero di Piaget. Nel 1923 con il supporto di Freud si trasferì in Russia per sviluppare la psicoanalisi.

Aderì anche all’istituto Psicoanalitico di Mosca. Successivamente prese parte ad un nuovo ambizioso progetto nell’educazione dei bambini, conosciuto come “Detski Dom” Orfanotrofio-Laboratorio Psicoanalitico (anche conosciuto come gli “Asili Bianchi”). Istituiti nel 1921 da Vera Schmidt, gli “Asili Bianchi” erano fondati sulle teorie di Freud per l’insegnamento ai bambini. La scuola ospitò anche i figli di illustri bolscevichi incluso Joseph Stalin. L’uso della disciplina era vietato e i bambini avevano la  di movimento. Erano anche permessi l’esplorazione sessuale e la curiosità. La scuola fu chiusa nel 1924, sulla scia di accuse di esperimenti che stimolavano prematuramente la sessualità dei bambini. Il caratteristico e innovativo approccio della Spielrein è probabile che abbia avuto un’influenza nella formazione degli psicologi russi più importanti di quel tempo.

Agli inizi del 1925, la Spielrein lasciò Mosca trasferendosi a Rostov. Nei successivi dieci anni continuò a lavorare attivamente come pediatra, svolgendo ulteriori ricerche, dando lezioni sulla psicoanalisi. Nel 1929 presentò una vigorosa difesa di Freud e della psicoanalisi in un congresso di psichiatria e neuropatologia a Rostov, forse l’ultima persona capace di produrre una tale difesa in un momento in cui la psicoanalisi era sul punto di essere bandita in Russia. Suo marito morì nel 1936. Nel 1938 i fratelli furono giustiziati.

Nel 1941 sopravvisse alla prima invasione tedesca, che venne respinta da parte dell’Armata Rossa. Tuttavia, nel luglio 1942, l’esercito tedesco rioccupò la città. Spielrein e le sue due figlie vennero uccise dalle SS, vicino a Rostov-sul-Don, insieme con 27.000 vittime per lo più ebrei.

Presentazione completa di Sabine Spielrain

 

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Maria Giulia Marini

Maria Giulia Marini

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