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Esercizi di Storytelling al Master Scienziati in Azienda: Narciso

I partecipanti del Master Scienziati in Azienda hanno realizzato come esercizio di storytelling e public speaking un video e un articolo relativo ad un personaggio della mitologia greca attualizzato.

Il gruppo composto da Alessandro Maggi, Ottavia Vitiello, Rossana Liguori, Sara Garcia e Umberto Salvatore ha lavorato sul mito di Narciso.

Il mito di Eco e Narciso è un racconto metaforico scientifico che tratta di una tragica storia d’amore mai stata. In particolare evidenzia la mancanza di emozioni, partecipazione e condivisione che portano all’autodistruzione dei protagonisti stessi. Lo studio del mito ed il suo parallelismo con la vita reale permette di collegare la figura di Narciso, concentrato sul finto amore di sé, e quella di Eco, alterità assoluta che non conosce la sua identità, con diversi contesti tangibili del quotidiano.

Partendo dal mito, Freud cerca di capire l’origine della psicosi estrema ed asserisce che il Narcisismo nasce proprio dal dirigere l’oggetto del piacere verso se stessi. Un altro esempio è illustrato magistralmente nel libro di Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”, simbolo della nuova società che ha paura di invecchiare e che non conosce emozioni. In esso si riconfigura la posizione del Narciso che non si ammira più in un lago ma in un ritratto che riflette un’immagine consunta, divenuta ormai contenitore sterile di emozioni.

Un filo conduttore che spazia tra relazioni sentimentali malate, la dirompente esplosione del narcisismo sui social network, l’incapacità di sentire ed esprimere emozioni in ambiente aziendale e l’evoluzione del narcisismo in fanatismo di massa.

Il mito spiega bene la dipendenza affettiva, dove ognuno, incapace di amare in maniera sana e matura, stipula un patto di coppia basato sulla coodipendenza. Nella relazione possiamo riscontrare due figure, quella di Narciso che è incapace di riconoscere l’altro e vede solo se stesso e poi vi è la figura di Eco che non conosce la sua identità ed esiste solo in funzione dell’altro.

Studi scientifici hanno dimostrato che un partner narcisista preferisce instaurare un rapporto intimo dove è capace di manipolare il partner allontanandolo da tutti, così da soggiogarlo e trasformarlo in una sorta di marionetta; inoltre è stato osservato che un partner narcisista trova sempre dei motivi per aggredire l’altra persona, per criticarla e farla sentire più insicura.

Il rapporto con un narcisista è diviso in tre fasi:

  1. Fase di seduzione. Il narcisista mostra il meglio di sé.
  2. Fase dell’intromissione. I due formano una coppia e le loro vite si intersecano.
  3. Fase della distruzione dell’altro. Il narcisista mostra la sua vera personalità, diventa più esigente, violento, geloso e distante, spesso ricorrendo alla violenza verbale e fisica.

L’atteggiamento aggressivo del narciso può portare a drammatiche conseguenze nel momento in cui l’”oggetto amato” cerca di fuggire; infatti, casi di cronaca dimostrano che in Italia il contesto relazionale nel quale si consumano la maggior parte degli omicidi è quello della coppia (100 delitti, pari al 53,5%). Nel 68,4% dei casi (128 in termini assoluti) le vittime di omicidio in famiglia sono donne. In generale, l’indice di rischio (vittime per 100 mila abitanti) risulta significativamente più alto tra le donne (0,43 vittime per 100 mila abitanti) [4]. Chiaramente in termini numerici non possiamo sapere se in queste coppie vi è un partner narcisista, però è chiaro che in termini di stime possiamo supporre che vi è sempre un dominatore ed una vittima e che dietro a ciò si nasconde, una coppia malata già in partenza. Un esempio molto interessante è il caso di cronaca di Sara di Pietrantonio, giovane ragazza di 22 anni uccisa in maniera brutale dal suo ex fidanzato Vincenzo Paduano, perché “non sopportava che la relazione fosse finita”.

Attraverso questi dati e questo caso di cronaca possiamo affermare che entrambi i partner sono incapaci di far funzionare la relazione, poiché in realtà tale rapporto non esiste, ma è solo un escamotage per evitare di affrontare un problema molto più profondo che riguarda le modalità con cui si sono costruite le radici della propria identità.

Il disturbo narcisistico della personalità è aumentato di circa il 7% negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti, associato all’aumento dell’utilizzo dei social network. Tutti i giorni ci sono più di 1,4 miliardi di persone che pubblicano su Facebook dettagli della propria vita e 80 milioni di foto caricate su Instagram, mentre Twitter ha un numero di utenti di 320 milioni. Ci sono persone che si collegano sui social occasionalmente, invece c’è chi vive per controllare se ha un nuovo follower o se il numero dei like aumenta, oppure c’è chi non riesce a dormire se la sua foto o commento non ha avuto il successo aspettato. I narcisisti sono sempre esistiti, ma finché non sono entrati sui social network le occasioni di far mostra di sé erano poche. Con i selfie hanno trovato l´opportunità di mostrare se stessi al mondo intero con un semplice click. Narciso, nella mitologia, si specchiava nell’acqua compiacendosi di se stesso, allo stesso modo i narcisisti usano le foto sui social non solo come riflesso, ma anche come vetrine per farsi vedere. Secondo la web di periodismo `Priceonomics´ il numero di vittime del selfie è aumentato dal 2014. L´età media delle vittime è di 21 anni, età ragionevole visto che il 30% degli scatti sono fatti da persone tra 18 e 24 anni. Ancora più sorprendente è che la maggior parte delle vittime sono di sesso maschile; questi ultimi, infatti sono più propensi a correre rischi, mentre il sesso femminile è più concentrato sulla bellezza. Il narcisismo social ha avuto diverse conseguenze, come ad esempio il successo di figure come blogger, ma anche episodi drammatici che hanno portato addirittura alla morte. Un esempio di una persona che ha perso la vita mentre si scattava un selfie è stato quello del ragazzo a Villaseca de la Sagra che è morto a causa della perforazione del torace da parte di un toro durante le famose corse dei tori in Spagna. Il fatto sconvolgente è che il ragazzo, incurante del rischio, si è fermato per scattare un selfie, soltanto per ricevere considerazione da parte degli amici. Un’altra conseguenza del narcisismo sui social è stata l’apparizione della figura della “fashion blogger”. Uno degli esempi più eclatanti è stato quello di Chiara Ferragni, ragazza italiana che ha fatto del narcisismo il suo successo, sfruttando l’uso dei social network, con la creazione di un blog in cui pubblica proprie foto con abiti di diversi brand, consigliando il proprio look ad altri. Senza dubbio, l’espressione di se stessi è aumentata esponenzialmente con chiare conseguenze di successo e di guadagno, ma anche con l’epilogo di tragici eventi.

L’insano egocentrismo del Narciso può sfociare nella figura patologica dell’alessitimico quando l’individuo è incapace di percepire, riconoscere e descrivere a parole i sentimenti propri e quelli altrui. Il termine alessitimia, infatti, coniato agli inizi degli anni ’70 dallo psichiatra americano Peter Sifneos, deriva dal greco e indica proprio la «mancanza di parole per le emozioni».

L’alessitimico conduce una vita permeata di formalità e rituali e tende a fornire noiose e dettagliate descrizioni degli eventi, piuttosto che soffermarsi sulla propria reazione emotiva agli eventi stessi. L’American Psychiatric Association (APA) ha identificato i criteri per la diagnosi dell’alessitimia, tra cui ritroviamo assenza di empatia, mancanza di fantasia, invidia, atteggiamento arrogante, sensazione di potere illimitato, bisogno di eccessiva ammirazione ed azioni robotiche.

Alcuni studi hanno rivelato come gli individui affetti da alessitimia rappresentino circa il 10% della popolazione mondiale, con una maggiore incidenza tra gli uomini. Ciononostante, il quantitativo di studi scientifici sull’alessitimia è scarso data la mancanza di un metodo di misurazione realistico.

E’ importante notare che l’alessitimia è spesso associata a disordini mentali, quali depressione, ansia ed assunzione di droghe. Inoltre, è stato dimostrato come esista una considerevole contrapposizione tra i sintomi dell’alessitimia e quelli della Sindrome di Asperger. Le principali cause dello sviluppo dell’alessitimia sono correlate a fattori ambientali, principalmente traumi infantili, anche se numerosi studi stanno cercando di evidenziare possibili correlazioni genetiche e neurobiologiche.

Una ricerca condotta dall’Australia’s Macquarie School of Management in Inghilterra ha valutato l’incidenza dell’alessitimia in diversi ambiti lavorativi. L’analisi si è basata sulla valutazione della frequenza di utilizzo delle parole “Io” e “Mio” da parte dei manager aziendali durante le Q&A earnings calls. Usando lo stesso metodo di misurazione, è stata anche stilata la classifica dei 25 amministratori delegati maggiormente noti per la loro tendenza al narcisismo, tra cui ritroviamo Larry Page (Google) e Paul Ricci (Nuance) alle prime due posizioni.

Tuttavia, è necessario fare una distinzione tra leader come Jack Welch e Bill Gates, noti per essere dei “narcisisti produttivi” con abilità creative e strategiche ed i leader in cui il narcisismo è estremizzato nell’alessitimia. L’immagine e il destino di un’azienda dipendono dalle persone che la dirigono, e un alessitimico, cercando soluzioni al problema solo e sempre all’interno dell’azienda stessa, corre il rischio di condannare la società al suo stesso isolamento. Jack Welch, uno degli amministratori delegati più autorevoli al Mondo, ha sempre creduto che se il tasso di cambiamento all’interno di un’azienda inizia ad essere inferiore rispetto a quello del Mondo esterno, la fine non è lontana. Difatti, l’esplosione dei mercati spinge verso una direzione totalmente opposta a quella scelta dall’alessitimico, in cui è necessario investire sul capitale umano, valutando l’efficienza non solo attraverso l’equilibrio economico ma anche attraverso i rapporti umani e le aspirazioni dei singoli individui.

Il filum argomentativo trattato sfocia, infine, nel narcisismo patologico di gruppo. L’esempio più calzante in questo momento può essere quello del terrorismo ed in particolare quello attuato dall’Isis.

29 giugno 2014, il gruppo di jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) annuncia la creazione di un califfato islamico nei territori conquistati e controllati tra la Siria e l’Iraq, nominando come proprio leader Abu Bakr al-Baghdadi. Viene messo in atto una lunga serie di stragi ed attentati che avranno luogo in tutto il mondo civilizzato e non: Iraq, Siria, Egitto, Yemen, Francia, Kenya, Turchia, Tunisia, Libano, Stati Uniti. 12.000 morti complessivi. 30.000 reclutati che combattono per l’Isis. Molti di essi sono ragazzi con passaporto europeo partiti da Londra, Bruxelles, Parigi e Berlino. Cosa spinge questi individui ad arruolarsi? In tutto ciò, possiamo ritrovare il fallimento della società occidentale? La parola chiave è sempre la stessa: Narcisismo… di individui vuoti e in crisi di identità che finiscono per esaltare finti valori in un credo di gruppo e farne quindi del fanatismo.

Il narcisismo, inoltre, può anche avere una visione positiva. Infatti, può essere importante per esplicare funzioni biologiche quali, amare, cooperare e crescere nella società. L’arte stessa, figlia del narcisismo sano dell’artista, suscita emozioni e coinvolge lo spettatore, che meravigliandosi apre la via alla conoscenza del suo io interiore.

Quindi il narcisismo non è esclusivamente di natura patologica: diventa tale quando l’individuo non è in armonia con sé stesso né con il mondo circostante, rifuggendo dal dolore e creando una realtà fittizia fatta di sogni e speranze irrealistiche.

In conclusione, partendo dal mito che si intreccia alla realtà, si apre la via alla comprensione di questi argomenti e si riconfigura il concetto del narcisismo stesso. Un viaggio attraverso realtà e fantasia, che porta al superamento di barriere e alla comprensione di noi stessi.

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Alessandro Maggi

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