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Il cambio di prospettiva vincente di Elisabetta Ravot. Dalla ricerca in laboratorio alla Digital Health.

La testimonianza di Elisabetta Ravot al Master ISTUD Scienziati in Azienda 2015A cura di Shadi Fahle e Barbara Cantalamessa, Master Scienziati in Azienda 2015-2016

L’11 novembre 2015 è venuta a portare la sua testimonianza alla Fondazione ISTUD la Dott.ssa Elisabetta Ravot, Direttore Scientifico di Healthware International, azienda leader nella comunicazione healthcare. Da subito siamo stati colpiti dal suo carisma e dalla capacità di coinvolgere l’intera platea, trasportandola all’interno di un mondo pressoché sconosciuto ai più.

Laureata in biologia nel 1990 con il massimo dei voti all’Università di Camerino, prosegue il percorso accademico conseguendo un Dottorato di Ricerca in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università di Pisa. La passione per la ricerca la porta a trasferirsi in Germania, a Heidelberg, dove svolge la sua attività come Post-Doc in biologia molecolare nel prestigioso ZMBH, conducendo progetti di ricerca nel campo dei vaccini. Nel 1998 torna in Italia, ottenendo una posizione a Pavia come Senior Scientist presso il Policlinico San Matteo, dove porta avanti alcune ricerche nei campi dell’HIV e della terapia genica. Dopo una serie di collaborazioni con figure del mondo della comunicazione, decide di esplorare nuovi orizzonti professionali. Così nel 2002 entra a far parte di una grande agenzia di comunicazione, che si occupa di sviluppare programmi strategici comunicativi e promozionali nell’ambito dell’healthcare, nel ruolo di Medical Copywriter. Gli ottimi risultati conseguiti la portano a diventare Direttore Scientifico di una delle più importanti agenzie pubblicitarie al mondo e nel settembre 2015 prosegue la sua carriera nella Healthware International. Fondata nel 1996 dal visionario Roberto Ascione, l’agenzia si afferma ben presto nel panorama nazionale e quindi internazionale, diventando un punto di riferimento per le aziende del Life Sciences che desiderano sviluppare progetti di comunicazione integrata.

Qui di seguito l’intervista che la Dott.ssa Ravot ci ha gentilmente concesso, ringraziandola per la sua disponibilità.

Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta a rivoluzionare il suo percorso professionale, dal mondo della ricerca a quello della comunicazione scientifica?

“Inizialmente mi sono avvicinata al mondo della comunicazione per caso: nell’ambito di un progetto collaborativo con una biotech, ho lavorato a contatto con un consulente di comunicazione e sono così venuta a conoscenza di questo tipo di realtà. Ho in breve compreso che l’elaborazione di dati e contenuti, che già rappresentava una parte delle attività svolte come ricercatore, poteva diventare un elemento principale della mia attività professionale, in quanto meglio rispondeva alle mie attitudini più teoriche che pratiche nei confronti della scienza.”

Quale aspetto del lavoro come Medical Writer ha trovato più stimolante?

“Sicuramente la pluridisciplinarità. Nella comunicazione healthcare è necessario acquisire rapidamente molte e diverse competenze, sia scientifiche sia progettuali. È necessario produrre progetti e contenuti in numerosissime aree, che vanno dalla biologia molecolare alle principali aree di patologia. Il tutto sempre con un livello di profondità e qualità tali da poter interloquire con target diversi, dal pubblico, al paziente, al medico specialista, alle istituzioni.”

Nel 2014 ha frequentato il Master di Medicina Narrativa Applicata all’ISTUD Business School. Cosa l’ha motivata a partecipare a questo Master e come le è stato utile per il suo lavoro nel mondo della comunicazione scientifica?

La comunicazione si fonda, com’è noto, sulla trasmissione di messaggi tra un “sender” e un “receiver”; questa relazione spesso è complessa e coinvolge modelli di trasmissione e ritorno dell’informazione a più vie. Ma, indipendentemente dal modello, il passaggio di informazione non può prescindere dal linguaggio, inteso in senso lato, ovvero da cosa si comunica e da come si comunica. Se si pensa alla comunicazione health, diventa evidente come sia il cosa sia il come debbano essere in sintonia non solo con le evidenze degli studi clinici, ma anche con il vissuto dei pazienti, destinatari ultimi delle cure e, quindi, di tutte le attività che intorno alle cure ruotano, inclusa la comunicazione. Ho partecipato al master sulla Medicina Narrativa organizzato da ISTUD con l’aspettativa di conoscere i fondamenti della Narrative Based Medicine, come elemento complementare della Evidence-Based Medicine; ho scoperto in realtà molto di più, ovvero come la narrazione del paziente, oltre ad essere altamente informativa, possa essere anche il punto di partenza per un concreto miglioramento della cura. Gli insegnamenti del master sono stati utili sia per ampliare la mia visione del concetto di cura, sia per proporre e sviluppare progetti, come il Patient Journey, mirati a far emergere bisogni insoddisfatti e a migliorare l’approccio al paziente da parte delle aziende farmaceutiche e dei medici.

Roberto Ascione, CEO e fondatore di Healthware International

Il 12 e il 13 Novembre si è tenuta al Vodafone Village di Milano la 10ima edizione di Frontiers of Interaction (FOIX), un appuntamento imperdibile del settore della comunicazione in ambito dell’healthcare, dove si incontrano health, design e tecnologia. Quali innovazioni tenderanno ad emergere o a consolidarsi nel 2016?

“La decima edizione di FOI ha incluso per la prima volta una specifica sezione health, e questo è già altamente indicativo della velocità esponenziale con cui la digital health si sta imponendo nello scenario globale della salute. Nell’ambito della “health track” è emerso con chiarezza il concetto della “disruption”, proprio a testimoniare la rapidità con cui lo scenario dell’healthcare sta cambiando, indipendentemente dall’azione diretta, e spesso anche dalla consapevolezza, dei players tradizionali (istituzioni, aziende pharma, payors). I relatori hanno sottolineato che è necessario riconnettere il gap che oggi si osserva tra chi sviluppa soluzioni e tecnologia utili per la digital health, e chi in definitiva ha il ruolo di rendere tali soluzioni disponibili per tutti. Jeff Dachis, fondatore di OneDrop (una piattaforma per la gestione del diabete), ha detto che per il prossimo futuro vorrebbe vedere una reale trasformazione del sistema sanitario da “sick-care” a “health-care”.”

A suo avviso, quali vantaggi pratici per il cittadino si possono avere con una maggiore penetrazione della “salute digitale”?

“Le innovazioni principali saranno basate, ad esempio, sulla disponibilità di app riconosciute come cure: un caso pratico è stato presentato a FOIX da una startup tedesca, che ha sviluppato una digital therapy per l’acufene, oggi rimborsata dal sistema sanitario tedesco. Inoltre, saranno sempre più disponibili piattaforme che consentiranno ai pazienti di tracciare dati sanitari, di condividerli con i medici e con altri pazienti, di interagire con i medical devices. Questo tipo di applicazioni è fondamentale nelle patologie croniche, consente la raccolta di dati su larga scala e facilita il networking dei pazienti. Ma anche le patologie rare possono avvantaggiarsi largamente da tecnologie in grado di rilevare e connettere dati nella real life. In definitiva, i principali benefici offerti al cittadino dalla digital health sono: prevenzione, facilitazione della diagnosi, miglioramento della cura, networking, accesso alle cure.”

Quali sono le soft skills più ricercate per lavorare in un’azienda in questo settore?

“La comunicazione health è un campo professionale in continua evoluzione e richiede qualità personali che coniughino elevata flessibilità e attenzione al dettaglio. Inoltre, i tempi sono quasi sempre molto stretti e impongono un’elevata capacità organizzativa. Volendo fare una “lista”, non possono mancare:

  • Flessibilità e capacità di adattamento
  • Capacità di pianificare ed organizzare
  • Capacità di lavorare sotto stress
  • Precisione e attenzione al dettaglio
  • Capacità di acquisire rapidamente nuove competenze
  • Autonomia
  • Problem solving / lateral thinking
  • Team working

Una curiosità, qual è la sua giornata tipo?

“È difficile identificare una giornata tipo in un’agenzia di comunicazione health: la pianificazione dipende dalla tipologia dei progetti in corso e spesso sono richiesti cambi d’agenda con poco preavviso. Una giornata in agenzia, comunque, include di solito queste attività: il progress (pianificazione interna delle attività di reparto e di agenzia), l’interazione con gli account e i reparti creativo e di sviluppo, meeting interni, meeting o call conference con i clienti, oltre naturalmente a tutte le attività necessarie per lo sviluppo dei lavori in corso (ricerca, progettazione, stesura contenuti, controlli e approvazione).”

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Shadi Fahle

Shadi Fahle

I’m an extremely determined and enterprising person who's always looking for new challenges and has an unquenchable desire for self-improvement. Having grown up in three different continents, interacting with people from different social, ethnical and cultural contexts became a natural aptitude for me. I fluently speak 5 languages. I began studying Turkish a year ago and am planning to learn German so that new professional opportunities can open up to me. In effect, I developed a strong passion for the “Personal Growth” and “Do It Yourself” theories. I’ve always looked for independence, working hard since my teenage years and autonomously financing my University studies. Furthermore, I worked tirelessly as a freelance pharmacist, enabling myself to finance a Master degree at the ISTUD Business School. My goal is to further enhance my competences, develop professional skills in the corporate world and become a successful manager.

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