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Oltre la CSR: la sostenibilità come fonte di vantaggio competitivo – Project Work Master ISTUD in Risorse Umane

Project work a cura di Andrea Sepe, Samantha Narducci, Giada Raguso, Anna Rando e Alberto Santi – Master in Risorse Umane e Organizzazione 2016-2017 

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Il nostro progetto nasce con lo scopo di individuare nuove pratiche di CSR – Corporate Social Responsibility che possano essere adottate dalle imprese per trarre vantaggio competitivo. A tal proposito, lo studio è stato strutturato in tre parti.

Nel primo capitolo è stato introdotto il tema della CSR, il suo significato e i vantaggi che può portare alle organizzazioni. Le imprese non possono trascurare la loro responsabilità sociale, la quale è considerata uno strumento strategico portatore di benefici alla società, all’ambiente e all’impresa stessa. Abbiamo deciso poi, di trattare il tema della Diversity, considerata una delle pratiche per eccellenza in campo di CSR nei confronti degli stakeholder. La consapevolezza che all’interno delle organizzazioni ci sia un patrimonio di diversità rappresentato dalle persone che ne fanno parte, porta inevitabilmente a considerare l’importanza di attuare un percorso di sensibilizzazione e azione sul tema della diversità in azienda. Abbiamo inoltre evidenziato come la semplice presenza di diversità nei luoghi di lavoro non basta di per sé a creare valore, ma per poter essere competitivi sul mercato risulta fondamentale saperla riconoscere e saperla gestire, valorizzandola attraverso politiche specifiche collegate con la strategia d’impresa.

Un’attenzione particolare, in tale contesto, merita il tema della diversità generazionale, generatrice di valore, vantaggio competitivo e non ostacolo alle attività di business. Tra le pratiche di Diversity Management, risulta attuale e innovativo l’Age Management che è trattato nel capitolo conclusivo insieme a due casi studio i quali si configurano come best practice di Age Management. In virtù dell’innalzamento dell’età media della forza lavoro, esso si configura come un insieme di pratiche volte alla creazione di ambienti di lavoro all’interno dei quali si possa valorizzare il potenziale di ogni individuo senza che esso sia discriminato in ragione della propria età. L’Age Management risulta essere un valore aggiunto per le imprese nella misura in cui non si limita esclusivamente al problema di tenere occupate le persone senior al lavoro mantenendo attive le loro diverse capacità, ma deve più ambiziosamente interessarsi di knowledge management tra le generazioni in quanto l’unione tra esperienza e innovazione rappresenta un’arma vincente.

Tra le politiche di welfare alla persona ed alla famiglia, ATM ha avviato una politica di Age management rivolta ai propri dipendenti in considerazione del fatto che il continuo allungamento dell’aspettativa di vita e i cambiamenti sociali in atto, rendono necessario lavorare più a lungo e sostenere una forza lavoro che sia più competente, adattabile e flessibile; il fattore età diventa così di particolare interesse e di possibile intervento.

Telecom Italia, invece, in ambito di Age Diversity ha organizzato numerose attività che hanno lo scopo di superare, se non eliminare, tutti gli stereotipi legati all’età cercando di integrare e valorizzare il più possibile le competenze dei dipendenti senior in azienda con quelle dei junior. Il presente contributo vuole costituire uno stimolo di apprendimento e riflessione per tutti coloro i quali sono interessati alle possibili strategie messe in atto dalle organizzazioni per ottenere vantaggio competitivo.

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Alberto Santi

Alberto Santi

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