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Smart work e place

A cura di: Tommaso Ferrari, Flavio Grandinetti, Nicoletta Martino, Carolina Pellegrino, Camilla RuggeriMaster in Risorse Umane e Organizzazione 2018-2019

 

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All’interno di questo report viene affrontato il tema dello smart work e place, un argomento di assoluta attualità che sta interessando gran parte delle figure professionali e, di conseguenza, le aziende di tutto il mondo.

Con questo documento, ci si è posti l’obiettivo di chiarire il costrutto di questo tema, molto sviluppato e compreso in alcuni paesi ma ancora significativamente relativo e mal inteso nel contesto italiano, sia da un punto di vista aziendale che individuale.

Il report è suddiviso in tre capitoli:

  • Il primo è introduttivo, viene proposta una revisione della letteratura relativamente ai due temi
  • Il secondo riguarda dei casi di smart work e place
  • Nel terzo capitolo sono state inserite delle riflessioni riguardanti il fenomeno, nello specifico in relazione al contesto italiano.

Entrando più nel particolare, il primo capitolo è diviso al suo interno in tre parti. Nella prima, intitolata “lo smart working”, si spiega “che cos’è” questo nuovo metodo lavorativo, ovvero un modello organizzativo che propone maggiore autonomia, flessibilità, gestione degli orari di lavoro, è una formula organizzativa validissima per passare ad un sistema di gestione delle persone meno orientato al controllo ed alla presenza e più al merito. Si tratta di un profondo cambiamento culturale nella concezione del lavoro: il passaggio dal lavoro “a timbratura di cartellino”, al lavoro per obiettivi. Tutto ciò supportato dalla digital transformation che ha permesso a questo nuovo modello di poter decollare. Pc, tablet, connessione, smartphone sono tutto ciò che permette alle persone di poter lavorare non più soltanto in ufficio, ma ovunque.

Il secondo paragrafo del capitolo si concentra, invece, sul layout fisico che fa da sfondo al lavoro smart. Lo smart work non deve essere inteso come il semplice “stare a casa un giorno dal lavoro”, questo è il telelavoro, ma riguarda la possibilità di poter lavorare ovunque con il supporto delle tecnologie. Smart significa anche connessione tra persone, possibilità di scambiarsi idee e opinioni tra professionisti diversi sulla base dunque dell’idea di community online. Col tempo si sono sviluppati, infatti, interi palazzi a supporto del lavoro smart con obiettivo quello di permettere alle aziende e ai lavoratori di interfacciarsi tra loro, creando luoghi e momenti che incentivano l’incontro, la condivisione e l’innovazione. Oltre a ciò, sono luoghi che danno la possibilità ad aziende piccole e a startup di diminuire i costi fissi legati all’affitto di spazi. Con ciò si intende che, all’interno del pacchetto di questi palazzi smart, oltre all’affitto del posto di lavoro c’è compresa anche tutta la facility, oltre alla possibilità di conoscere investitori e professionisti. Anche per le grandi aziende tutto ciò può essere utile: spostare all’interno degli smart buildings alcune funzioni di staff (che non sono direttamente legate al core business aziendale) può aiutare a diminuire i costi fissi legati agli uffici interni all’azienda e a liberare spazi.

Nel terzo paragrafo viene tracciata una panoramica dello smart work in Europa, seguita da un’analisi relativa ai paesi che lo utilizzano maggiormente, messi a confronto con il contesto Italiano. Secondo la ricerca di seguito riportata, in Italia solo il 7% dei lavorati si avvale dello smart work, per lo più lavorando da casa un solo giorno a settimana (telelavoro). Diversamente dai paesi del mondo anglosassone, l’Italia ha una cultura ancora basata sul “recarsi in ufficio tutti i giorni, lavorare da casa o in qualsiasi altro luogo che non sia l’ufficio non è considerabile lavoro”. Invece, paesi quali l’Inghilterra e Paesi Bassi per esempio utilizzano questo metodo già da anni, preferendo dunque il lavoro per obiettivi al lavoro di “presenza fisica”.

Il secondo capitolo riguarda nello specifico dei casi aziendali Italiani relativi allo smart work e place. Per primo viene trattato il caso di Copernico, uno smart place con sede al centro di Milano all’interno del quale i concetti di community, innovazione, cooperazione sono fondamentali. L’obiettivo di Copernico è quello di creare spazi che generino un ecosistema tra persone con l’aiuto del digital. Il secondo caso trattato è quello del Fintech District di Banca Sella, anche questo è uno smart buildings creato dalla cooperazione tra Sellalab (piattaforma di innovazione di Banca Sella) e Copernico. Questo smart place si basa sulla stessa filosofia di Copernico, l’unica differenza riguarda il target. Il Fintech District è stato pensato nello specifico per accogliere aziende, startup e professionisti del mondo della finanza. Un altro caso trattato è stato quello di Banca Intesa San Paolo, questa azienda ha attuato un progetto, “Hive”, con l’obiettivo di rendere smart il lavoro dei propri dipendenti, creando degli spazi smart interni all’azienda stessa oltre che introdurre maggiore flessibilità negli orari di lavoro in ufficio. Ultimo caso trattato è stato quello di Nestlè.

Nestlè già da anni viene considerata azienda all’avanguardia per quanto riguarda le politiche di smart working, in particolare si sono sempre molto impegnanti riguardo la soddisfazione, il benessere e le esigenze dei dipendenti. Tutto ciò ha trovato conferma nella creazione del nuovo Campus Nestlè ad Assago (MI). 22.000 mq, 6 piani, soluzioni e spazi innovativi concepiti in modo dinamico per favorire collaborazione, comunicazione, creatività. Il progetto rappresenta un esempio di punta del modo di concepire gli spazi lavorativi del futuro ed è stato studiato per accogliere modalità di lavoro flessibili nei tempi e nei luoghi. Anche in questo caso è stato fatto un  passo significativo volto ad affermare la cultura della performance rispetto a quella della presenza.

Come già anticipato, il terzo capitolo, essendo conclusivo, riguarda delle riflessioni in merito al tema. In particolare si è voluto approfondire l’evoluzione del lavoro smart, riflettendo su quali possono essere stati i fattori che ci hanno portato ad utilizzare sempre più questo sistema di lavoro, ponendo l’accento sui benefici ma anche sui rischi di questo processo. A seguire si è voluto concentrarsi sul contesto Italiano, nel particolare sulla “cultura” italiana ritenuta in parte un inibitore di tale processo. Ultimo ma non meno importante, un sotto capitolo riguardante gli smart place come nuova prospettiva per sviluppare e fare lo smart working.

 

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Tommaso Ferrari

Tommaso Ferrari

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