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Un solco nel corpo e nell’anima – Project Work Analogico Scienziati in Azienda

Project work a cura di Sara Adrasto, Eugenia Grazini, Yasmine Moraca, Maria ColucciCristiana Curia – Master Scienziati in Azienda 2017-2018

Ratto di Proserpina - Project Work Master ISTUD

Il Ratto di Proserpina è un’opera del Bernini realizzata nel 1600. Il gruppo scultoreo è ricco di dettagli, ma ai nostri occhi rappresenta complessivamente le diverse forme di violenza contro le donne, anche nel 2017. La lacrima che solca il viso di Proserpina ha ispirato il titolo del nostro lavoro: “Un solco nel corpo e nell’anima”. La mano di Plutone, che con vigore affonda le dita nella coscia di Proserpina, ci ha evocato l’immagine di un marito/compagno/fidanzato violento che con terrore e abusi mantiene legata a sé quella donna che invece dovrebbe amare.

La violenza domestica è purtroppo un tema sempre attuale. Ancora oggi nel mondo il 35% delle donne muore per mano del proprio partner. Si tratta di un problema epidemico che va dall’Afghanistan al Tennessee. Ma l’espressione del viso di Proserpina manifesta dolore e paura, le stesse emozioni impresse nel viso di una bambina sottoposta ad infibulazione. Diversamente da ciò che si pensa, le mutilazioni genitali femminili sono ancora molto diffuse nel mondo, ma allo stesso tempo poco conosciute. La scelta di questa tematica nasce proprio dalla volontà di porre l’attenzione su una forma di violenza estremamente aggressiva e debilitante, ma spesso dimenticata dalla società quando si parla di violenza sulle donne. In effetti, questo aspetto ci è stato dimostrato da un sondaggio che ha coinvolto le persone a noi vicine. Anche il viso di Plutone ha suscitato in noi un turbinio di emozioni: la sua folta barba ed il suo sguardo austero sono stati da noi associati alla figura del “padre-padrone”. Esiste nel mondo una forma di violenza in cui le donne diventano dei semplici oggetti da vendere al miglior offerente: è il fenomeno delle spose bambine. Ancora oggi a molte bambine del mondo viene rubata l’infanzia ed esse vengono catapultate nel mondo degli adulti; costrette a sposarsi con uomini più grandi si ritrovano spesso intrappolate in matrimoni violenti e, non raramente, condotte alla morte da una gravidanza estremamente precoce.

Tutte queste forme di violenza sono troppo diffuse per non ritenere che le norme culturali e la società abbiano un ruolo fondamentale. Sono modi diversi per affermare la supremazia dell’uomo sulla donna. Molto spesso si tende a giustificare tale violenza colpevolizzando la vittima o convincendola che tali soprusi siano un percorso obbligato per l’ingresso in società. È in Cerbero, il cane a tre teste, che noi abbiamo riconosciuto la società: come questa, infatti, infierisce con i suoi denti affilati sulla vittima già inerme invece di proteggerla e difenderla. Rappresenta quella società sempre pronta a giudicare ed attaccare, ma che con omertà fa un passo indietro quando le situazioni richiedono di schierarsi in prima linea. Noi abbiamo trattato solo alcune delle numerose forme di violenza sulle donne, passando da quelle a noi più note come il femminicidio a quelle più lontane, quali le spose bambine e l’infibulazione. Abbiamo rivisto Proserpina, la nostra protagonista, in ogni racconto di violenza riportato.

Il tema scelto può sembrare da noi molto distante tuttavia riteniamo che ognuno di noi almeno una volta, nella vita di ogni giorno, si sia sentito come “Proserpina”. Infatti riteniamo che violenza sulle donne non sia solo quella da noi discussa ma anche il non avere la libertà di correre al parco quando è buio o anche essere condizionate dall’orario nella scelta del treno solo perché donne. Violenza è anche la paura che una donna prova ad aspettare alla fermata dell’autobus dopo il tramonto. Paradossalmente, consideriamo una violenza anche l’angoscia che provano i fidanzati, mariti o compagni nel sapere una donna in giro per strada da sola. Alla luce di tutto ciò, il nostro lavoro è volto a farci riflettere sul fatto che ognuna di noi è un po’ Proserpina nella vita quotidiana e che non siamo tanto diverse da lei.
 

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Yasmine Moraca

Yasmine Moraca

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