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Il Codice Etico come strumento di autoregolamentazione aziendale

A cura di: Rossana Arrichiello, Raffaele d’Apolito, Beatrice Rainieri e Matteo Schiavone – Master in Risorse Umane e Organizzazione 2015-2016

Il tema del nostro Project Work si è proposto l’obiettivo di analizzare ed esplicitare la funzione del Codice Etico come strumento di autoregolamentazione aziendale. A partire dagli anni Ottanta, infatti, si è resa necessaria l’introduzione e l’implementazione di tale codice all’interno delle realtà imprenditoriali, al fine di orientare al meglio il sistema valoriale e le linee di condotta degli stakeholders interni ed esterni.

Inizialmente questa ricerca ha voluto offrire un’esaustiva definizione di funzionalità e struttura del codice in questione, tracciando inoltre un excursus storico del concetto, che nasce negli Stati Uniti e si dirama, più tardi, in tutta Europa, giungendo ben presto ad ottenere anche una sua regolamentazione giuridica.
Da non sottovalutare, al fine di comprendere la reale utilità del codice come strumento di governance, sono i rapporti con gli stakeholders, nonché il ruolo chiave del manager; a tal riguardo si è proposta una panoramica completa dell’importanza di tali figure nell’adozione di un corretto sistema valoriale che, avendo come scopo quello di impattare positivamente sulla responsabilità sociale d’impresa, deve tradursi in regole fattuali e condivise dall’intero ambiente aziendale.
Successivamente sono stati presi in considerazione gli esiti dell’implementazione del Codice Etico grazie all’uso di due ricerche: una condotta da Simon Webley atta a delineare le differenze tra le aziende portatrici di un Codice Etico con quelle sprovviste di tale strumento, l’altra volta a sottolineare l’importanza della consapevolezza nella realtà aziendale della carta etica. Si è rilevato dunque l’esistenza di un divario tra la mera presenza di un Codice Etico e l’effettiva consapevolezza dello stesso da parte dei dipendenti.

La mancanza di una formazione sui valori perseguiti dall’azienda è stata resa evidente da un ulteriore caso preso in esame, quello della Sears, Roebuck & Company. È stata esplicitata la duplice valenza del codice: esso può certamente rappresentare un benefit per l’impresa, ma costituisce altresì un rischio speculativo, in questa ottica si è cercato di sovrapporre la processualità descritta nella normativa UNI ISO 31000 ai processi di implementazione e controllo del Codice Etico.
Infine si è introdotto il delicato tema delle good e bad practices, prendendo ad esempio tre significativi casi italiani: Brunello Cucinelli, Natuzzi e Cpl Concordia. Se i primi sono riusciti, non senza difficoltà, a costruire una realtà che riconosce nel rispetto dell’individuo e della morale la sua acme, i secondi non sono stati in grado di trasporre il Codice Etico a livello fattuale, finendo per perdere il vantaggio competitivo e la reputazione del brand.

Scarica il progetto completo “Il Codice Etico come strumento di autoregolamentazione aziendale”

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Rossana Arrichiello

Rossana Arrichiello

Partecipante Master in Risorse Umane e Organizzazione 2015-2016

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