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Teresa De Santis: Le sfide di una donna al timone RAI

Incontro del 30 Marzo 2019 con Teresa De Santis, Direttore RAI1 – a cura di Pasqualina Accroglianò e Nicoletta MartinoMaster Risorse Umane e Organizzazione.

Giornalista, Cavaliere al merito della Repubblica per riconosciute qualità professionali, la Dott.ssa De Santis è la prima donna Direttore di RAI1. La sua presenza in ISTUD ci ha permesso di dibattere sulla trasformazione e sul ruolo della televisione in Italia, a partire dalla sua esperienza professionale. Spinta dal desiderio di affermarsi e di raggiungere la propria indipendenza, infatti, Teresa De Santis trae vantaggio da una laurea in Architettura, e quindi da competenze di progettazione, per gestire la pianificazione e la progettualità necessarie nel campo della Comunicazione.

Determinata, indipendente, lungimirante, la Dott.ssa De Santis ha iniziato la sua esperienza in RAI nel 1979 come conduttrice presso Radio 3, divenendo successivamente giornalista esperta presso RAI Stereo Notte e collaborando contemporaneamente anche con testate giornalistiche, quali “La Repubblica”, “L’Europeo” e “Panorama”, e divenendo redattrice de “Il Manifesto”. Nel 1995 approda al TG3 come redattrice, successivamente cura i rapporti tra Governo e Parlamento, divenendo capo-Redattore. Nel 2000 è capo-struttura dell’Informazione per RAI1 e diviene vicedirettore con delega alla pianificazione economica. A partire dal 2008 è vicedirettore di Televideo e a partire da Dicembre 2018 ricopre la carica di Direttore di RAI1.

Durante la sua esperienza universitaria ha affrontato e documentato le problematiche della cultura giovanile, in una Roma fervente dal punto di vista delle contestazioni e delle lotte tra le classi politiche: in particolare è lungimirante nel percepire e narrare la transizione da una società suddivisa per classi a una società suddivisa per gruppi di consumo, specialmente in ambito musicale. Facendo tesoro dell’esperienza acquisita e della lettura sociologica del ruolo rivestito dalle trasformazioni della tv generalista, è riuscita a trasmettere, durante la sua testimonianza in aula, l’originalità della RAI in un’Italia divisa e frammentata che necessitava di costruire una propria identità politica sociale.

A differenza della tv americana (gestita da sponsor), o delle altre sorelle europee, la tv pubblica italiana sin dalla sua nascita si è distinta per aver sviluppato programmi di qualità sulla base di un’idea, la quale affonda le proprie radici nel rispetto del diritto della società di esprimersi. Il dibattito tra laici e cattolici ha costituito per tutta la seconda metà del Novecento il fil rouge con il quale la programmazione generalista ha esercitato il proprio diritto di parola, ricostruendo il paese nella logica di una narrazione televisiva, attingendo anche ai “Corsari” di sinistra (quali Umberto Eco, Furio Colombo, etc.) nonostante l’intento educativo dell’emittente fosse dichiaratamente secondo le linee della Democrazia Cristiana.

La nascita degli altri canali generalisti da affiancare alla rete ammiraglia RAI è stato il risultato di un’esigenza precisa: da un lato, quella di fornire al pubblico contenuti diversificati e segmentati per target di consumo; dall’altro, quella di contrastare l’avvento delle emittenti private, fino a creare un sodalizio con le stesse, dividendo l’etere mediante l’approvazione di una legge (6 Agosto 1990, n.223) – la cosiddetta “Legge Mammì” –  la quale, richiamandosi ai valori costituzionali, sancisce che la diffusione di programmi radiofonici o televisivi debba avvenire nell’interesse generale e nel rispetto del servizio pubblico, che i canali RAI erogano. Un’ulteriore sfida è stata l’affrontare la presenza di nuovi player in gioco a partire dagli anni Duemila, attraverso il passaggio dalla tv via cavo a quella via satellite, ampliando così il portafoglio dell’offerta canali RAI al cliente e rispecchiando, così, i gusti di ogni fascia di età e genere.

L’avvento del web ha portato ulteriori innovazioni sulle modalità di fruizione dei contenuti, che attualmente sono seguiti in streaming sulla piattaforma RaiPlay, la quale rappresenta il futuro dell’azienda: è curioso constatare come in RAI vi siano stati tali e tanti cambiamenti e passaggi culturali che hanno consentito la transizione dal Codice Guala (manuale ad opera di Filiberto Guala che disciplinava il lessico e gli atteggiamenti vietati in televisione e che doveva essere adottato dagli speaker televisivi o dalle soubrette) ad una realtà all’interno della quale il consumatore può accedere ad una programmazione più segmentale e segmentabile, unconventional e personalizzabile.

RAI1 resta l’elemento trainante di tutta la realtà televisiva italiana, in quanto espressione sia di un sistema tradizionale  sia fonte di innovazione e di sperimentazione, aperta al cambiamento e ai gusti del pubblico. Il Festival di Sanremo ne è un esempio, in quanto asset strategico ed espressione di una coerenza culturale che racchiude i gusti di tutti: da storica e abituale competizione canora a fenomeno culturale giovanile, che solo nell’ultima edizione ha contato ben 62 milioni di interazioni sulla piattaforma YouTube per l’accesso ai materiali correlati.

Cosa abbiamo imparato da questa esperienza? Innanzitutto che la RAI è il narratore per eccellenza di tutti i processi sociali e culturali italiani, configurandosi come vera e propria istituzione dell’informazione, impegnata nella narrazione di una fase di transizione del nostro Paese, aggregando spettatori consapevoli e sempre più connessi. Essere una donna al timone di RAI1 oggi vuole dire raccogliere queste sfide e perseverare nella creazione di un prodotto italiano di qualità, con competenza e passione. Teresa De Santis, che è entrata in uno studio televisivo per la prima volta come figurante, oggi è una delle più valide ambasciatrici della forza e del valore delle donne, dimostrando quotidianamente che nella vita curiosità, coerenza, perseveranza e talento sono gli unici elementi che costituiscono il successo per una donna che abbia voglia di conquistare la propria indipendenza al servizio del bene.

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Pasqualina Accroglianò

Pasqualina Accroglianò

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